Gubbio annovera, tra le figure d’arte della sua storia, una donna che ottenne grande considerazione nel mondo intellettuale della Roma del secolo scorso: Deiva De Angelis o forse è meglio dire Deiva Riposati, o Deiva Terradura. Nata da una famiglia poverissima nella campagna tra Gubbio e Perugia, riuscì però a ritagliarsi uno spazio importante nei movimenti artistici della Capitale negli anni Dieci e Venti del secolo scorso. Rappresenta un caso particolare per l’esiguo numero di dipinti e disegni conosciuti, per il loro valore pittorico, per le vicende della sua vita, trascorsa in modo originale e doloroso fino alla morte. Le scarne notizie biografiche vengono ora arricchite dal documentario “Deiva” di Gianluca Sannipoli, della durata di 50 minuti, che verrà proiettato, con la collaborazione della ‘Fondazione Mazzatinti’, lunedì 24 aprile alle ore 18,30 presso il cinema Astra di Gubbio, con ingresso gratuito. Realizzato partendo da un’idea di Cesare Coppari, il documentario ripercorre il cammino biografico e professionale di Deiva grazie alle testimonianze di alcuni discendenti della famiglia Terradura, di critici e docenti di storia dell’arte, oltre che di appassionati cultori dell’arte del Novecento. Deiva era stata protagonista di una mostra antologica in una galleria privata di Roma nel 2005, ma i contorni della sua breve esistenza sono rimasti sempre avvolti da una cortina di mistero e il documentario di Sannipoli cerca di riportarne in luce alcuni aspetti fino ad oggi poco o per nulla conosciuti. Un passo avanti nella conoscenza della vicenda di questa artista legata a Gubbio, effimero punto di partenza del suo inquieto areale e stabile meta dei suoi originalissimi parenti (compreso Oscar Terradura, che dell’illustre antenata conserva due mirabili prove pittoriche, oltre che la memoria storica). Parenti eugubini per i quali pronunciare “il nome di Deiva in casa era nominare il nome del diavolo”. Forse anche per questo, trasferitasi giovanissima con la madre a Roma – dove si guadagnava da vivere come fioraia e poi come modella – e datasi alla pittura dopo l’incontro con William Walcot, che la portò con sé a Parigi e a Londra, Deiva non mancò di presentarsi al suo pubblico come Sataniva De Diavolis – pur rimanendo grata all’avvocato Alfredo De Angelis per averle consentito di mantenere, insieme alla casa di Via Brunetti 35, il cognome, nonostante la breve durata del loro matrimonio.
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Ultimo aggiornamento
21/12/2021
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