Con il patrocinio del Comune di Gubbio, sabato 15 settembre alle ore 18, presso il Palazzo Della Porta in Via Savelli 6, sarà inaugurata la mostra ‘CINQUE PAESI UNA VISIONE / FIVE COUNTRIES ONE VISION’, organizzata dall’associazione “Maggio Eugubino”, con il sostegno di Colacem. L’esposizione è internazionale e comprende ceramiche a lustro di 6 ceramisti Abbas Akbari (Kashan, Iran), Arturo Mora Benavent (Manises, Spagna), Giampietro Rampini (Gubbio, Italia), Graziano Pericoli (Gualdo Tadino, Italia), Jonathan Chiswell Jones (Hankham, Regno Unito), John Kuczwal (Wollongong, Australia). Nel corso dell’inaugurazione si terrà un breve evento musicale, un viaggio tra suoni di tradizione italiani e persiani, lasciando spazio all’improvvisazione estemporanea ispirata dalla contaminazione di strumenti provenienti da luoghi lontani, con Sara Marini voce e percussioni, Paolo Ceccarelli chitarra, Abbas Akbari soor. La mostra, a cura di Ettore A. Sannipoli, rimarrà aperta fino al 14 ottobre, con i seguenti orari: feriali 16.30 / 19; prefestivi e festivi 10.20 / 12.30 – 16.30 / 19; ingresso gratuito. Catalogo edito da ‘Fotolibri’. Quella della maiolica, e poi del lustro, è un’avventura iniziata tredici secoli fa, nel cuore del mondo islamico. Dalla Mesopotamia, dall’Egitto, dalla Siria, dalla Persia, le innovative tecniche dello smalto stannifero, delle ‘cangianze’ e delle ‘iridescenze’ metalliche hanno seguito il corso impetuoso dell’espansione araba e, attraverso il Maghreb, sono approdate in Spagna, per giungere poi alla penisola italiana, facendo scalo nelle isole occidentali del Mediterraneo. La città di Gubbio fu – assieme a Deruta – uno dei luoghi di arrivo della tecnica del lustro. Durante il Rinascimento, Mastro Giorgio Andreoli portò a compiuta perfezione i cangianti effetti metallici di origine islamica, ottenendo quel rosso intenso e lucente paragonabile allo smagliante fulgore di un rubino. Dall’Italia e dalla Spagna i lustri si sono diffusi, nella seconda metà dell’Ottocento, prima in Inghilterra e poi nel resto d’Europa, interessando infine ogni parte del mondo. Nuove tecniche sono state elaborate per ricavare ‘cangianze’ sempre più raffinate e variegate, in modo da perfezionare quella sorprendente alchimia che quasi sembrava trasformare l’umile terracotta in un metallo prezioso; ma che permetteva altresì di ottenere tonalità difficilmente riscontrabili nella decorazione ceramica, e di assistere nel contempo al ‘magico’ apparire di colori diversi nello stesso luogo, a seconda dell’incidenza luminosa o del differente punto di vista. Ora Gubbio ha l’onore di accogliere un’eletta rappresentanza di artisti, provenienti da varie regioni del mondo, che ancora praticano con maestria la raffinatissima tecnica del lustro ad impasto. ABBAS AKBARI presenta sette lucenti ciotole della stessa foggia, con due diversi tipi di decorazione, con iscrizioni ispirate alle Quartine di Omar Khayyan, comprese quelle dedicate al tema del vino, motivo grafico da vedere più che da leggere. ARTURO MORA BENAVENT esibisce riproduzioni di ceramiche ispano-moresche ed esemplari d’impostazione moderna. Anche le ceramiche di GIAMPIETRO RAMPINI presentano nuove proposte e riferimenti alla tradizione. Alcune di esse si possono considerare come un naturale sviluppo delle forme, delle tecniche e dei modelli antichi, con un impegno creativo verso l’innovazione. GRAZIANO PERICOLI ha inscenato nelle sue ciotole un bestiario fantastico, che per certi versi rimanda ai monstra e alle drôleries medievali, per altri riecheggia esiti che da un Rinascimento visionario alla Hieronymus Bosch arrivano fino alle avanguardie storiche, soprattutto al Surrealismo di Max Ernst ed altri. Le opere di JONATHAN CHISWELL JONES si collocano nella linea evolutiva della ceramica inglese che dal tardo Ottocento vittoriano trascorre agli orientalismi novecenteschi fino alla produzione degli studios pottery più recenti. JOHN KUCZWAL ci presenta ciotole dal profilo lobato o contraddistinte da ‘pizzicature’ che ne flettono con ritmo elegante il bordo. I suoi lustri si confrontano con fondi dalle tonalità buie e insondabili. La decorazione risulta eseguita solo con pigmenti di lucentezza metallica. Di grande fascino risulta la gamma delle tonalità messe in campo: l’oro, il camoscio, il rame, il rosso, il viola, l’azzurro, il verde, con soggetti ricavati dal regno animale.
Condividi