AL MUSEO DIOCESANO MOSTRA ‘FIGURE E PAESAGGI’ DEDICATA AL PITTORE RENZO AGOSTINI NEL TRENTENNALE DELLA MORTE

08/05/2019

Al Museo Diocesano  da sabato 11 maggio  – inaugurazione ore 17 –  a domenica  26 maggio,  su iniziativa dell’associazione ‘La Medusa’ e con il patrocinio del Comune di Gubbio,  è allestita la mostra  ‘FIGURE E PAESAGGI’,  curata da Niccolò Lucarelli  e dedicata al  pittore pistoiese Renzo Agostini nel trentennale della scomparsa.   L’esposizione di  25 opere della collezione degli eredi Agostini,  eccezionale opportunità concessa soltanto in rare occasioni, celebra la sua statura artistica ripercorrendo  il periodo dagli anni Venti agli anni Cinquanta, quello più ispirato e fecondo  grazie a  un lungo soggiorno a Parigi,  dove affinò   la sua arte  in  una prospettiva europea,    dopo essere stato allievo di Giovanni Costetti,  uno dei membri più attivi della Scuola Pistoiese, di cui fecero parte anche Michelucci, Mariotti e Bugiani.  La famiglia contadina è il fulcro della poetica pittorica dell’artista, simbolo di una civiltà millenaria che la modernità stava rapidamente spazzando via. È stato scritto che tutta l’opera dell’artista  è una dichiarazione d’amore per la sua terra e per la sua gente di campagna, viste con l’occhio sereno di chi ha in ciò le proprie radici,  e che questo suo attaccamento non è mai stato alterato dalle vicende della sua vita internazionale, che lo portarono a condividere le esperienze dell’ambiente parigino di Cézanne. Nei  paesaggi e nei ritratti di Agostini lo sguardo di apparente semplicità è mediato da un personale sentore fiabesco che, come detto da parte di illustri critici, gli ha meritato la nomea di “eterno fanciullo”.   Si legge in una nota del curatore:   “un lungo soggiorno a Parigi fra il 1929 e il 1939 (dove espose del Salon d’Automme del 1935 e alla collettiva dell’Accademia degli artisti italiani nel 1938), portò alla sua attenzione la pittura moderna di Cézanne, con il suo studio dei volumi e delle geometrie, così come di Picasso e dei Fauve. Artista di respiro europeo, non si allontanò comunque dalle sue radici, e ancora oggi resta il fautore di una pittura in cui si ritrova tutta l’essenza della civiltà rurale toscana, fatta di semplicità e parsimonia. Similmente al maestro Giovanni Costetti, nella sua prima stagione predilige colori che sono magri come quelli dei Primitivi, così sottilmente trecenteschi, con cui compone una poesia cromatica dalla quale emergono sottili atmosfere pascoliane, venate di silenzio, di spirito contemplativo, di amore per i legami familiari, per il duro ma sereno lavoro nei campi. Il paesaggio non fu la sua unica fonte d’ispirazione, anche alla figura umana seppe dedicare tele d’intensa bellezza. Muovendosi dalle tenui tonalità della prima fase a quelle più intense degli anni Trenta, Agostini si avvicina con rispetto alla personalità di ogni soggetto, in ossequio allo spiritualismo di Fondi e Melani”.

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Ultimo aggiornamento
21/12/2021