Riceviamo e pubblichiamo – LA COMUNITÀ DI CAPODARCO DI GUBBIO SI RINNOVA

12/10/2018

Sabato 6 ottobre l’assemblea dei soci della Comunità di Capodarco dell’Umbria sede di Gubbio, ha approvato il nuovo statuto, ha eletto il nuovo Consiglio direttivo che, a sua volta, ha nominato il nuovo Presidente e Vicepresidente. Voluta e fondata negli anni ’70, nella sua sede iniziale del convento di S. Girolamo, da Don Angelo Fanucci per creare un luogo di accoglienza e condivisione con i disabili, con gli emarginati, con quelle persone che anche recentemente un sociologo come Bauman ha chiamato “vite di scarto”. Tutte quelle persone che non vorremo vedere o avere in casa perché intralciano e contraddicono quella vita falsamente splendente esibita dalla società dei consumi. Dalla sua fondazione, la Comunità è stata portata avanti fino ad oggi da tante persone generose; nel corso del tempo ha cambiato sede ed anche fisionomia, finendo per essere coinvolta nel declino dell’impegno, proprio di un clima culturale che è passato dal pieno ideologico al vuoto esistenziale, è stata aggredita anch’essa dalla crisi globale che ha investito tutti, compreso il terzo settore, che pure in Italia ha svolto e svolge un ruolo sempre più fondamentale. La crisi si è acutizzata negli ultimi anni, anche per la Comunità, soprattutto sul piano economico. Grazie al ruolo svolto da Don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco di Fermo, nominato commissario straordinario della Comunità di Gubbio in questi ultimi due anni, e di alcuni amici e tecnici eugubini vicini all’esperienza di Don Angelo, persone che hanno a cuore il futuro di questa straordinaria esperienza, le difficoltà economiche sono state superate raggiungendo il pareggio di bilancio. Con l’assemblea di sabato scorso si è attivata la seconda fase di questo processo di rinnovamento, ovvero si è passati dal risanamento economico alla ristrutturazione giuridica, amministrativa e organizzativa. Il vecchio statuto della comunità, figlio dei tempi in cui è stato scritto, è stato modificato e aggiornato, per metterlo in linea con quelle che, a breve, saranno le nuove norme giuridiche che riorganizzeranno il terzo settore. L’idea guida è stata quella di far convivere la conservazione del meglio delle idealità originarie con una funzionalità amministrativa capace di garantire la buona gestione di quella che è e vuole continuare ad essere una comunità, ma che ha bisogno comunque di un’organizzazione che sia, come si dice, efficiente ed efficace.    Il nuovo consiglio, per il momento costituito da sette membri a cui se ne aggiungeranno probabilmente altri, ha eletto il Presidente individuandolo nella figura di Don Vinicio Albanesi – affiancato dal Vicepresidente Tonino Fagiani – che appunto ha svolto fino ad ora la funzione di commissario straordinario e plenipotenziaro. Adesso è diventato Presidente, per garantire in una fase transitoria che forse durerà qualche mese, il passaggio al nuovo assetto organizzativo della Comunità di Gubbio, che poi lui stesso lascerà a quello che verrà individuato successivamente come nuovo Presidente, completamente autonomo e a capo di una comunità che, si spera, verrà rilanciata in tutte le sue potenzialità umane, culturali e sociali.

La carica di Presidente Onorario è stata conferita a Don Angelo Fanucci, il fondare, l’ispiratore “carismatico”, l’indimenticabile insegnante di molti giovani oggi non più tali, il leader e capo del Movimento studenti di Gubbio, il sacerdote che ha fatto della condivisione di vita con i più deboli l’impegno di un’intera esistenza. L’“autorità morale” della comunità, capace di ispirare ancora un’esperienza che deve avere un futuro.

Arriviamo così al tema più importante: il futuro della Comunità. Questo secondo passaggio della riorganizzazione, dopo il risanamento economico, prelude al terzo e più impegnativo momento, quello del rilancio della funzione della Comunità, prima e innanzitutto verso i disabili di cui essa si occupa (e le loro famiglie), che hanno diritto al meglio, il meglio delle “cure” mediche, psicologiche, riabilitative ed educative, e al meglio della “cura”, della condivisone e partecipazione umana. Ma poi, il futuro della Comunità, si gioca e si giocherà nella sua funzione rispetto all’intera città di Gubbio ed alla comunità umbra. Questo è il passaggio decisivo che deciderà della sua sopravvivenza. Di chi è infatti la Comunità di Capodarco? A chi appartiene? A chi l’ha vissuta in tutti questi anni? Ai soci, ai consiglieri, al presidente? Alle cooperative che gli forniscono servizi, a chi ci lavora come dipendente, a chi ci vive come comunitario? Tutti coloro che stanno collaborando a questa riorganizzazione e rilancio credono che essa appartenga a tutte queste persone ma che sia anche un patrimonio di una comunità ben più grande, dell’intera città di Gubbio, nessuno escluso. La Comunità rappresenta un patrimonio umano e sociale di cui possono e devono avvantaggiarsi soprattutto i giovani, la Chiesa, la società civile, la società politica, della nostra città. La Comunità potrà tornare ad essere quel luogo straordinario di esperienze, quel vivaio di relazioni umani significative, di riflessione critica e di coscienza civica, soprattutto per i giovani che devono trovare uno spazio per il “bene” nella loro vita, al di là dell’intossicazione da spettacolo e consumo a cui la società degli adulti, volente o nolente, li sta condannando. Nella Comunità potranno fare l’esperienza fondamentale della gratuità, della cura di altri esseri umani in difficoltà e indifesi, esperienza del dono del proprio tempo, di generosità condivisa, che né lo studio né il lavoro gli faranno fare, ma da cui potranno emergere come uomini e donne migliori. La Comunità di Capodarco, fondata e diffusa in Italia non a caso da straordinari sacerdoti, senza preclusioni e dottrinarismi, si ispira però ad una fondamentale matrice Cristiana. Essa potrà tornare ad essere anche il catalizzatore di forze umane, spirituali e religiose della Chiesa eugubina, contribuendo così a quel passaggio delicato e oggi sempre più difficile da una concezione debole ad una dimensione adulta e più robusta della fede e della pratica religiosa.

Questa la speranza, questo l’impegno per il futuro, un futuro che è già qui.        

 

 

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Ultimo aggiornamento
21/12/2021